Si è svegliata dal suo letargo anzitempo, in pieno dicembre, confusa dalle anomale temperature del periodo.
Cesira è la marmotta che si è svegliata dal suo letargo in pieno dicembre.
È stata vista uscire dalla tana su una misera chiazza di neve nel bel mezzo del mese di dicembre, poi sparire, per poi riemerge dal cunicolo scavato nella terra, a ridosso d’un muro in pietra qualche giorno dopo.
Fine del letargo per una marmotta del Parco nazionale del Gran Paradiso?
Il caldo anomalo l’ha risvegliata.
Vive a quasi 1700 metri di altitudine a Valsavarenche, frazione Eau Rousse.
Il termometro lo scorso dicembre ha avuto oscillazioni improvvise, anche fino a 12 gradi positivi, e l’istinto della marmotta è andato in confusione.
Il suo ‘termometro climatico’ si è inceppato.
«Vedremo se è così – dice Bruno Bassano, veterinario del Parco -. Se è un caso isolato, potrebbe trattarsi di una lite in famiglia. Potrebbe cioè essere stata cacciata, la competizione familiare è molto forte tra le marmotte».
Arianna Gianni, albergatrice di Eau Rousse, ha battezzato la marmotta “Cesira”, il nome della bambola che le ha lasciato la madre. Dice: «Conosco “Cesira”, ha un carattere difficile, appena uscita dalla tana ha litigato con i miei cani e i cavalli». Il fenomeno è particolare, ma potrebbe far parte delle abitudini ancora un po’ misteriose della vita delle marmotte.
Il Parco del Gran Paradiso ha promosso uno studio da alcuni anni e ancora non è concluso. “Cesira” se ne va in giro tra le case di due frazioni, Eau Rousse e Meisonasse.
I guardaparco la seguono. Vigilano sulla sua magrezza, ma se non dovesse tornare in letargo il suo destino sarebbe di morte.
Il lungo sonno invernale delle marmotte che, a seconda delle altitudini comincia tra settembre e ottobre, avviene in tane molto più profonde di quelle estive e protette dall’esterno e dal gelo da almeno tre “tappi” di terra, piccolo pietre e erba. Famiglie intere si ritirano nella stessa tana.
Un tempo i cacciatori andavano a scavare sotto la neve per catturare le marmotte e far fronte alla penuria di cibo. Le montagne conservano ancora queste strane ferite degli scavi. A volte trovavano una marmotta sola in tana. Una solitudine dovuta alla vecchiaia (rischiava di morire in letargo e contaminare le altre) o a una malattia.
«Così si racconta, – dice Bassano – dal punto di vista scientifico non è accertato. Durante il letargo le marmotte si svegliano, scavano ancora delle piccole nicchie. Non si è ancora capito bene il perché, forse per avere più aria. La questione è ancora controversa».
Se “Cesira” non fosse l’unica marmotta ad aver abbandonato il letargo e ad essere uscita dalla tana in cerca di cibo, scatterebbe una sorta di “allarme rosso” nel Parco.
Bassano: «Stiamo verificando. Sarebbe l’indicatore di un forte cambiamento climatico».
Fonte: La Stampa – Aosta